L’insostenibile pesantezza. Del gas.

Alti, sulla campagna, si son levati mugugni – divisivi e un po’ esasperati – nell’apprendere che tra i vantaggi della vita rurale non si può annoverare la ‘sostenibilità’, almeno non quella energetica, o almeno non per ciò che riguarda i cittadini. Scoprire che il costo del gas per riscaldarsi, cucinare e lavarsi(!) è di sei volte circa quello che si paga mediamente in altri luoghi, per le stesse bisogne, dà l’idea di essere finiti in Nuova Zelanda.
Di esservi finiti, non in quanto emigranti, in fuga alla ricerca di posti di lavoro o semplicemente di un sistema partitico e politico meno avidi e arroganti, bensì di essersi già reincarnati (da vivi) in una pecora e di stare tra le mani di un tosatore in un ‘corral’ di quei luoghi (forse meno belli, ma magari più sereni dell’Italia contemporanea).
Inoltre, essere colti dal sospetto (gente di malafede, siamo!) che l’azienda erogatrice di tale costosa (sebbene volatile) sostanza sia una delle fin troppo famose “partecipate” (quelle che costituiscono il vero costo della politica), magari presieduta da qualche persona vocata a presiedere la qualsiasi, mette davvero di cattivo umore; e non avevamo bisogno di queste consapevolezze per deprimerci e per aver voglia di emigrare (almeno sei mesi e un giorno all’anno in qualche ameno paese, dove le tasse incidono meno, ovvero il giusto) prendendo la residenza là dove conviene di più, eludendo il fisco nostrano, come fanno tantissimi personaggi più o meno di spicco (e magari addirittura in odore di governo), tanto chi vuoi che vada a sindacare dove sei residente?

Sì, mi rendo conto, il periodo è un po’ lungo, ma anche l’impudenza di cui si fa cenno è tanta, troppa, Dà l’idea che comunque non sia possibile sfuggire a questa tentacolare caccia al soldo, praticata ovunque, ma nella rarefazione campagnola più visibile e vistosa. Di certo non lascia percepire quell’afflato nei confronti dei cittadini e quella preoccupazione per il loro benessere che vengono spesi, da destra a sinistra, con sovrana indifferenza verso il concetto di corrispondenza dei fatti rispetto agli annunci. Perché di leggero, qui oggi, di sostenibile, vi son solo le parole.