Vado all’Ufficio Postale e chiedo dodici francobolli. Strano, ma vero, l’impiegato si mette a sfogliare un faldone – ogni pagina girata appaiono francobolli diversi – indugia, mi guarda, poi volta ancora una pagina e ne estrae dei foglietti grandicelli. Me li sottopone insieme a un tubo di colla: “ognuno ha tre francobolli, per favore li incolli lei, però!” Così scopro una chicchina a me sconosciuta: un triplo francobollo (senza colla) dei Centocinquant’anni d’Italia, “Fatti d’Arme”, riportanti tre battaglie – Isonzo, Bezzecca e Porta Pia – documentati da dipinti di sapore vagamente romantico. Bellissimi, soprattutto commoventi; soprattutto in questi giorni di coda bassa, orecchie basse, di vergogna nazionale e internazionale.
Ne ho comprati più di quanti me ne sarebbero serviti, per ricordo; ricordo di un paese disseminato di idioti, di raccomandati, di mafiosi, di cocainomani da strapazzo, di sgrammaticati incolti, di politici e amministratori indegni, di personaggi più o meno noti che sarebbero presentabili se non si sapesse che sono ‘inviati speciali’ di altri … Eppure questa disseminazione, in cui non puoi fare a meno di inciampare di continuo, non riesce a cancellare bellezza, genio, capacità, dedizione, affidabilità, solidarietà e ancora bellezza: così tanta bellezza che neppure la massa critica costituita dalle troppe vergogne nazionali riesce a cancellare del tutto.
Unica, magra e – ammetto – inutile compensazione di questo orrore è il sospetto che da altrove, si guardi a noi come a qualcosa di cui bisogna assolutamente impadronirsi. Questa è, almeno in questo momento, la sensazione che provo.
Italia, Italia…
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