Annegare in un bicchier d’acqua, con una fetta di salame in mano

La chiamano “bomba d’acqua”, perché ormai ciò che conta è la parola – che fa audience -: perché i fatti li abbiamo ormai dimenticati, da tempo; non i fatti staordinari (che ormai si chiamano ordinariamente eventi, come se fossero attività spettacolari costruite per richiamare l’attenzione di un pubblico), tipo alluvioni, smottamenti, crolli, frane, sprofondamenti, eruzioni, allagamenti, terremoti, maremoti; ma penso proprio a tutte le attività quotidiane di manutenzione di un paese – il fare, appunto – che dovrebbe metterci al riparo dalle catastrofi da cui siamo quotidianamente colpiti. Riparare, pulire, rimettere in sesto, aggiustare, risistemare, restaurare, riordinare, ricollegare, consolidare: sono diventati verbi troppo umili per piacere a un mondo di cui leggiamo le gesta, qualche volta i gestacci, sui giornali o (chi ce l’ha e la guarda) in televisione.

Mentre la gente normale si accinge a rivoltare il cappotto (chi ce l’ha ancora), seguendo involontariamente le linee guida della decrescita (in)felice – così come ce l’ha ammanita il buon professore Latouche -, il milione circa di individui che vivono spensieratamente questa stagione di retroversioni, facendo affari d’oro alle spalle di un paese che pare un animale moribondo assalito da saprofiti, elabora progetti fantasiosi che solo tre anni fa sarebbero stati catalogati come assurdità impensabili.

Apprendo che pare si stia considerando di aprire un Eataly nel complesso del Santa Maria della Scala a Siena, dove i prodi amministratori senesi (e dintorni) non sono finora mai riusciti ad accordarsi per un progetto museale adeguato alla grandezza morale e spirituale del luogo. Se questa notizia sfiorasse anche solo da lontano la verità delle cose, sarebbe un rilancio singolare del pellegrinaggio sulla Via Francigena. 

I nuovi pellegrini (la parola intesa nell’accezione lombarda) verrebbero comunicati con l’opportuna fetta di finocchiona (fatta con maiali importati dagli allevamenti intensivi tedeschi), mentre il paese (la provincia di Siena come parte di un tutto) affoga in un bicchier d’acqua piovana DSCN8785

Nave senza nocchiero in gran tempesta

La notizia letta oggi del ritrovamento straordinario nella tomba di Enrico VII, dopo settecento anni, del convegno degli studiosi, del lavoro degli antropologi, delle ulteriori meraviglie con cui la bella Italia – che incredibilmente può ancora a esser tale – riesce oggi a sorprenderci, ha due facce.
Quella straordinaria, del ritrovamento dei resti del re (conosciuto anche come Arrigo VII) sepolto nel Duomo di Pisa in seguito alla morte avvenuta a Ponte d’Arbia il 24 agosto del 1313, e del ritrovamento – insieme alle spoglie del sovrano, di un grande telo di seta lavorato con la rappresentazione dei leoni reali (dopo settecento anni!), dello scettro, del globo reale ,,, DSCN7643L’altro risvolto di questo fantasmatico evento è ben rappresentato sui giornali in questi giorni e immortalato dai cellulari e dalle fotocamere di migliaia di cittadini, intrappolati negli stessi siti in cui Enrico/Arrigo di Lussemburgo governò, cantato da Dante come il salvatore dell’Italia, descritta quale “nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia ma bordello…”. Intrappolati nel 2013, i cittadini odierni, da un alluvione che ha inondato gli stessi siti, forse le stesse stanze in cui quel re si muoveva nel milletrecento. Rileggendo Dante che parla di quell’Italia, sembra che nulla sia cambiato da allora. Forse tutto è un po’ peggiorato. Di certo lo è per gli abitanti che hanno dovuto salire sui tetti, che hanno visto l’acqua entrare in casa, che dovranno guardarsi intorno, alla ricerca di un nuovo Arrigo, che dia loro una ragione per lavorare e lottare. Una nuova ragione, dopo settecento anni.

 

Esondati e Offesi

Anche Montalcino – nelle sue parti basse – subisce l’affronto di un’esondazione, da parte di un fiume che lascia trasparire qualche malessere. I problemi stanno a monte, ovviamente, ma l’esondazione, gli allagamenti, lo straripamento, i disagi e le offese al territorio sono qui, al confine tra due province. Con l’acqua al segnale di piena arriva anche la risulta; insieme ai tronchi, alle ramaglie e ai detriti, ecco cinquant’anni di amnesia del territorio che vanno a sbattere contro i piloni del ponte sull’Orcia. Qui al confine tra Siena e Grosseto  salta all’occhio, l’inutilità di una discussione affinché prevalga una provincia piuttosto che un’altra. Non vorrei più vedere immagini come questa, non vorrei che distratti dalla prevalenza delle province non ci si accorgesse della prevalenza del cretino, così ben illustrata da Fruttero &Lucentini, antan, quando non ci eravamo ancora accorti che l’Italia ci si stava sbriciolando sotto i piedi.