Inganni e incertezze

“Penso che sia molto più interessante vivere senza sapere piuttosto che avere risposte che potrebbero essere sbagliate … non mi spaventa il fatto di non sapere le cose, di essere perso in un universo misterioso senza avere alcuno scopo – che poi è il modo in cui stanno le cose, per quello che so”. E’ proprio curioso che a scriverlo sia stato un genio della fisica, addirittura un Premio Nobel, uno scienziato che non aveva pregiudizi né ritegno a sconfinare in territori estranei alla sua materia e al suo sapere.

Ma diventa comprensibile che l’abbia scritto – il fisico Richard Feynman – un fisico dei quanti. Questo suo pensiero mi rimbalza nella mente, chiacchierando con un’amica che mi ricorda che le particelle della materia sono diverse, a seconda di chi le osserva. Non è davvero un pensiero da bar, anche se siamo due vecchie signore al bar del paese, e probabilmente io sto citando questa cosa delle particelle in modo – non solo colloquiale – molto approssimativo. Pare strano che tutti abbiano la quantistica a fior di labbra, magari in modo semplice, ma ne sento parlare da un po’ di tempo in qua, talvolta anche in modo serio: c’è chi la studia, provenendo anche da percorsi molto lontani, o anche solo per passione.

E’ un interesse scientifico che riesco a capire, perché mi evoca un’elasticità mentale che aiuta  in questi tempi di incertezza di tutto e di totale mancanza di sicurezze. Si vacilla come se mancassero punti certi a cui riferirsi; addirittura, mentre lo scrivo, mi affiora un residuo di sogni recenti che forse avevano a che fare con questo sentimento … quasi mi blocco, mentre insolve il flash dei ricordi. Miracoli della quantistica, potrei pensare. Come quando osservo un soggetto che vorrei disegnare e la luce me lo trasforma sotto gli occhi? I punti di domanda sono d’obbligo, perché “tutte le teorie che abbiamo sembra si possano riscrivere in molti modi, e guardare da un gran numero di punti di vista fisici.”. E’ di nuovo un pensiero di Feynman, trovato aprendo a caso il bel libro (Adelphi) che ne riporta le numerosissime battute e i pensieri che ha condiviso in innumerevoli conferenze.

E’ una lettura che che parla di incertezze, ma induce alla serenità. Credo che il professor Feynman si sia pochissimo interessato dei fatti altrui, in generale, e anche alla politica (sempre in generale). Penso che, invece, si sia lasciato andare all’amore per chi gli era vicino. Sfoglio il libro e trovo alcune foto che mi pare testimonino proprio questa pienezza. I figli, la moglie – anzi le mogli: ne ha avute tre – e un continuo ‘andare in profondità’, come lui stesso scrive. Non ha avuto una vita lunghissima, questo professore, ma, in compagnia dei quanti, deve essere stata una vita assai impegnata e felice. Mi chiedo se la fisica quantistica possa aiutare a essere migliori … Un’amica lontana (non quella con cui ho chiacchierato al bar) sostiene che sia la chiave per riuscirci.

Il Colore delle Parole

Campari e Calassole parole del campariessere brilli e vederci chiaroleggere per piacere Vivo nella terra del Brunello e quando voglio andare a Milano, bevo un Campari. Il pensiero arriva subito a destinazione, nella mia testa, e non è quello della “Milano da Bere”, che sarà stata effimera ma non era poi così sgradevole (almeno per chi beveva!), ma è quello delle parole – anzi della parola scritta: quella che fa l’uomo differente e meno piatto -; delle parole e dei libri; delle pagine in cui perdersi per poi ritrovarsi diversi, dell’editoria assaltata dal business, dalla finanza, dalla politica (e magari dalla ‘Ndrangheta); parole per dire il proprio dissenso (o la propria volontà), libri per incrementare pensieri e azioni. Editoria per alimentare il bisogno di conoscenza: ingrediente indispensabile per alimentare l’amore.