L’uomo che sapeva

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Tutto si stempera nel ritmo implacabile del mondo vegetale. E nessun verbo è così male assortito, quanto il “vegetare” attribuito alle esistenze perse al pensiero, alla volontà, alla propria evoluzione. Persino quando agonizza e poi muore (muore?), il mondo verde mi pare determinato ai suoi scopi, al disegno che coltiva e persegue.

Tutto si stempera guardando questo autunno che sfolgora e attenua. Anche i necrologi che annunciano la partenza per il dove misterioso di conoscenti, compagni di scuola e di avventure, ex-fidanzati o sodali in imprese più o meno utopistiche, o anche persone appena sfiorate ma stimate e ammirate, oppure colleghi e capi con cui ho condiviso brani di una vita che a tratti mi pare inventata durante un dormiveglia un po’ ebbro – in preda a sinestesie – non fosse che mi rimangono ricordi non solo virtuali, né solo memorie di una signora svagata e in disarmo.

Così non è stato immediato il soprassalto di dispiacere e poi di rammarico acuto, quando leggendo quasi in automatico le colonne dei necrologi, il nome di Pino Buongiorno se ne è uscito galleggiando a mezz’aria. E mi è tornata in mente una delle ultime volte in cui l’ho incontrato e parlandogli per mezz’ora, gli ho raccontato una storia che già mi sembrava inverosimile, eppure era accaduta, e il suo sguardo si faceva sempre più attento annodando il mio racconto a fatti concreti e inseriti in uno scenario di cui conosceva contorni e implicazioni. E non ho mai scordato il suo commento lapidario che mi fece capire quanto il mondo in cui viviamo può essere pericoloso, nella sua quotidianità.

Poi la natura prende il sopravvento e le nostre vite, ogni tanto, mi appaiono marginali rispetto ai progetti del mondo vegetale; mentre l’autunno si esibisce con chiaroscuri e sfumature, lasciandoci intendere che sorprese e cambiamenti potrebbero essere anche notevoli, il ricordo di PB si mescola a quello di giorni che stanno diventando un’epoca e a luoghi che appartengono a un racconto da riservare a quelli che vogliono capire. Perché ricordare e basta, non serve a nessuno.

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