Ho ascoltato con interesse oggi alla radio, mentre guidavo in val d’Orcia e adiacenze, un manipolo di scrittori del Nordest parlare della scomparsa del paesaggio nel Veneto – un paesaggio rinomato costellato di ville patrizie (tra cui quelle palladiane); e qualcuno diceva pure che la risulta di un’industrializzazione fatta senza pianificazione e senza valutare gli effetti che avrebbe avuto sul paesaggio (con ricadute drammatiche in diversi ambiti), dovrà essere recuperata – deve essere recuperata, dai cittadini delle nuove generazioni … I ragionamenti e la discussione erano tutti molto interessanti; nel frattempo io attraversavo paesaggi famosi della Toscana meno antropizzata, eppure anche qui segni di scempi permessi da sindaci e da regione. Ma naturalmente qui siamo partiti da una zona e da situazioni di meraviglioso abbandono. Ora, nonostante la crisi e i mutamenti prodotti (o forse proprio a causa di quelli c’è un nuovo incubo, quello della ricerca di risorse “rinnovabili”, cioè energia dalla geotermia. Quello che non si rinnoverà nel caso si dovesse intraprendere quella strada, è proprio questo paesaggio, ancora incompreso dalla politica e dai sindaci
Bisogna assolutamente parlarne; e bisogna riuscire a far emergere il paesaggio come una risorsa interiore. Tutto il resto viene dopo. Mi pare di essere biancaneve mentre faccio questi pensieri. Eppure credo che sia una strada possibile per uno sviluppo vero.
Se hai un popolo che non sa vedere la bellezza, allora quel popolo eleggerà amministratori che non sanno vedere la bellezza. È un assioma. Difendere il paesaggio è un affare, perché ogni edificio o attività economica acquista un valore aggiunto se è inserita in un contesto bello. E più è bello il contesto e più questo valore aggiunto cresce. Anche questo è un assioma. Ma se hai funzionari, assessori, sindaci e ministri che non sanno vedere la bellezza, come fai a fargli capire che devono difendere una cosa che manco sanno che esiste? È come chiedere a un cieco di scegliere quale tonalità di rosso preferisce! È una triste costante della storia, in genere le oligarchie creano quella bellezza che le democrazie distruggono; che sia il prezzo che dobbiamo pagare per avere libertà e eguaglianza?
Forse, caro Stefano, ma spero proprio di no. Sono (diventata?) nemica delle contrapposizioni muro contro muro, e credo o meglio spero che parlare serva – magari non subito risultati – parlare nel senso di dialogare, forzando un po’ per obbligare l’altro (e obbligarsi) a ragionare su certi valori che una volta distrutti sarà difficilissimo recuperare. Però mi rendo conto che parlando – con gli amministratori – si cozza sempre contro qualcosa di inconfessabile ma incontrovertibile. Perché se non sei d’accordo e non sei capace di far capire che la strada che tu vedi è conveniente per tutti, ci si ritrova gli uni a dover chiedere una licenza o un permesso, gli altri ad avere bisogno del consenso, cioè di voti. Una strada stretta, ma da battere.
Quanto al popolo che non vede la bellezza, è innegabile; avviene solo con un arricchimento di saperi, di conoscenza, di rispetto per la propria storia, e così via … scuola scuola scuola, leggere leggere leggere, ascoltare ascoltare ascoltare, eccetera!
Già, in effetti mi pare davvero che nel succedersi delle generazioni si avverta un nel nostro buon popolo un aumento del bisogno di acquisire saperi, conoscenza, rispetto per la propria storia e così via. Mi pare proprio. Scuola, scuola, scuola, leggere, leggere, leggere, ascoltare, ascoltare, ascoltare; auspicare ciò che si sa impossibile è esercizio diffuso, ma non è un atteggiamento affine a quello della madre della dodicenne che nega anche a se stessa la gravidanza della figlia?
Il problema è che questo bisogno di conoscenza è presente in pochi (che sanno di non sapere)ed è sempre più attutito nella cosiddetta ‘massa’, nella gente che non ha la fortuna di avere genitori consapevoli e attenti e preoccupati, o di avere una (grande) famiglia o semplicemente una famiglia che ha memoria di sé stessa. Allora dovrebbero esserci dei subentri, ma questa politica esprime (quasi) solo quello che leggiamo sui giornali ogni giorno …