Obituary

In tempo di dipartite profondamente toccanti è di rigore la lettura dei necrologi sul Corriere della Sera. Una lettura praticata per essere informati quando qualche buon conoscente sceglie l’aldilà (e non dimenticare così di mandare un pensiero di solidarietà e di condivisione alla famiglia); una lettura però che serve in molte circostanze per sapere chi conta, e chi vuole contare.
Il necrologio infatti non è solo il messaggio di una famiglia deprivata; ha a che fare con la scienza della comunicazione; quella che non ci hanno insegnato all’Università, ma che abbiamo imparato all’università della vita.
Nel mondo del lavoro e delle imprese, più che nel privato, il necrologio ha un suo perché strategico. Lì, infatti, non si piange solo chi se ne è andato, ma ci si manifesta. Il necrologio sul Corriere della Sera è un messaggio preciso: si partecipa pubblicamente al lutto di una famiglia o di una comunità, nel contempo si afferma ancor più pubblicamente il proprio ruolo in un contesto sociale. Leggere (anche MacLuhan va bene), per credere.

2 pensieri su “Obituary

  1. Hai perfettamente ragione Silvana. Le istituzioni che in un’occasione così straordinaria e triste non hanno pensato di ricorrere a quell’atto di civiltà e di rispetto che é pubblicare un necrologio dello scomparso non su un quotidianuzzo di provincia qualsiasi ma sul Corriere della Sera hanno dato triste e malinconica prova di inadeguatezza. E di inguaribile provincialismo

    • Quello è – che piaccia o no – sempre il luogo giusto in cui manifestare nei modi più adeguati il cordoglio per la scomparsa di una personalità emblematicamente rappresentativa. E’ antipatico dirlo, ma è un’occasione perduta.
      (E la mia è un’occasione perduta di starmene zitta, si potrebbe osservare – con qualche ragione -, ma mi dispiace davvero, e non banalmente).

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