Arrotondamenti

“Una rotonda sul mare…”, vi ricordate? Quelli più grandicelli, certamente sì, se la ricordano quella bella canzone in cui “vedo gli amici ballare, e tu non sei qui con me”.
Canzone che celebrava una stagione (dell’anno e della nostra vita) e un sito particolarissimo, in cui si consumavano storie d’amore, abbandoni e ritorni. Luoghi che ci facevano immaginare un futuro pieno di promesse, in un paese bellissimo in cui la vita – almeno d’estate – poteva davvero essere dolce.
A me la canzone ricorda una rotonda sulla spiaggia scabra di Riva Trigoso, una gran scorpacciata di frittura mista, un vino bianco che mi pareva straordinario e che forse lo era davvero; il juke box che suona, un gozzo in secca lì accanto, il piccolo cantiere navale di Riva e, alle spalle di tutto ciò, il paesaggio della Liguria: una tessera del mosaico paesaggistico italiano.
Mi ritorna in mente, ieri all’improvviso, quella rotonda, insieme alla voce di Fred Bongusto, mentre transito in auto per una stradetta provinciale – nel tratto che congiunge Siena a Badesse e poi Monteriggioni – uno di quei luoghi straordinari, in cui pare(va) di essere proprio in Toscana, intesa come luogo dei tuoi desideri.
Dopo Siena (Stellino), la strada si snoda in lieve saliscendi e a sinistra è tutto un bosco, case rurali, ettari di radure e declivi; qualche albero molto bello, a destra qualche bottega vecchiotta con le sue insegne che paiono quelle originali: ti viene voglia di fermarti a curiosare, ad assaggiare i luoghi. Ma subito ti trovi in mezzo all’innovazione – intesa come rotonda – una rotonda dopo l’altra -: uno sventramento del paesaggio che si sgretola e diventa periferia suburbana, subito trovi cordoli e segnaletica, nella “razionalizzazione” di un traffico che lì non è mai stato convulso. Ecco uno stile che mima gli aspetti più squallidi delle periferie cittadine. Tutto tira all’appiattimento, all’anonimato, al brutto. Anche la Toscana dunque si adegua alla media delle altre regioni italiane. Altre rotonde, altri finanziamenti UE, che paiono inventati per imbruttire le nostre bellissime contrade, prendendo per la gola – negli affanni di questi tempi difficili – gli amministratori indifferenti (al bello e al futuro). Benvenute rotonde UE, addio rotonda sul mare, addio al futuro.

9 pensieri su “Arrotondamenti

    • Ai miei tempi (di assessore), ogni rotonda valeva – se ricordo bene – 300000 eu di finanziamento…. Prima c’era il set aside ora le rotonde. No, questa EU non mi piace!

  1. …Mi consola,in qualche modo,che “qualcuno” abbia notato lo scempio che si sta attuando alla Tognazza…in una strada in cui lo scorrimento era sempre stato agevole da decenni,e che mi è caro come luogo di ricordi di scorribande giovanili…E che dire delle palazzine di appartamenti “squalliducci “sorti dov’era la fabbrica Fiore?…Il buongusto architettonico si è dissolto come l’odore dei dolci ricciarelli,che a suo tempo,profumava l’aria….Squallore moderno di amministrazioni scellerate.Un saluto

    • Come si fa a non notarlo! Sono chi non ha mai percorso quella strada può rimanere indifferente allo spettacolo osceno offerto dalla “razionalizzazione del traffico”.
      Operazioni come queste sono un formidabile disincentivo al turismo, alla visita delle persone più sensibili (cioé quelle che possono richiamare altri, perché sono colpite anche da una cosa delicata e poco spiegabile, quale l’andamento di una strada). Invece gli amministratori paiono colpiti soprattutto dall’andamento della borsa! Eppure tra loro ci sono (anche) persone che sarebbero in grado di fare molto bene….

  2. E il bello è che nel resto d’Europa (in genere) le cose stanno migliorando. Perfino l’orrida germania inizia a ingentilirsi, e a curare l’aspetto dei suoi abituri. Da noi no, c’é la corsa al brutto. Guardando questi scempi mi viene da dentro un pensiero scorrettissimo; le famiglie come la mia, quelle che governarono questi posti per secoli, avevano mille difetti ma almeno lasciarono un paradiso. Ora, grazie al maestro democristiano e all’assessore progressista, i difetti dei governanti sono rimasti ma il geometra ha trionfato.

    • E’ da decenni che in Germania si cura il paesaggio, evitando commistioni e confusioni che da noi nascono da interessi privatissimi di privati amici di assessori o altri official (aree industriali, che si susseguono a villette, ‘scenografici’ store, cimiteri, giardinetti che mimano le zone destinate a verde und so weiter).
      Da noi c’è urgenza di amministratori ONESTI CHE SAPPIANO (socraticamente) DI NON SAPERE e che guardino più in là degli interessi dei loro amici; per non parlare degli amici degli amici.
      Perbacco sarà così difficile rientrare nella media europea? Anche gli altri sono corrotti e ignoranti, ma non con la nostra intensità e densità per chilometro quadro!

  3. Magari da noi il problema fosse solo quello di avere amministratori onesti e privi di amici degli amici, magari. Il guaio è che la larga maggioranza dei nostri amministratori toscani è fatta di persone perbene, ma drammaticamente impreparate e mancante di quella minima cultura che gli permetterebbe di capire territorio e paesaggio. Ed è proprio la loro ignoranza che li porta a comportamenti che sembrano arrogante rifiuto di ascoltare, ma in realtà sono solo il riflesso della coscienza (negata perfino a se stessi) di essere inadeguati.

    • Totalmente d’accordo! Più che la disonestà (magari pro- partito) può l’ignoranza. E’ quest’ultima che porta a pensare che ‘favorire’ un amico (magari di partito) non nuoce alla cosa pubblica. Purtroppo, spesso anche l’amico non ha la minima esperienza / competenza per essere incaricato, nemmeno lui. Quando si tratta poi di cultura – qualcosa che persino in provincia di Siena è considerato “un contorno”! (ne sono testimone) – i danni si vedono.
      Inoltre il paesaggio – per gente semplice che l’ha avuto sempre sotto gli occhi – non conta nulla.
      Poi, però ci sono anche gli speculatori che vanno in giro senza avere il minimo scrupolo a proporre, che so, una centrale a biomasse, posizionata di fronte a un’antica pieve. Tanto son solo quattro sassi vecchi (la pieve) che non contano nulla.

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