Il Nostro Amico Teo

“teosinte Erba annua (Euchlaena mexicana) delle Poacee, alta 1-3 m, con robusti culmi e con foglie e fiori simili a quelli del mais; i fiori femminili sono disposti in spighe, raggruppate in un’infiorescenza circondata da una guaina fogliare. Il t. è spontaneo nel Guatemala e nel Messico, dà abbondante fogliame e foraggio, per cui è coltivato nelle regioni calde e temperate dell’America, dove è anche infestante. Ricerche di genetica (ibridazione di mais e di t. con l’affine genere Tripsacum, studi citogenetici ecc.) suggeriscono che il t. sia il prodotto dell’ibridazione naturale del mais primitivo con Tripsacum, e che il mais coltivato si sia originato, nel Messico o nell’America Meridionale, da un tipo di mais avente chicchi rivestiti dalle glume e glumette e capaci di scoppiare se esposti a forte calore (mais da scoppio o popcorn degli Americani); tale mais, coltivato già più di 2000 anni a.C., sarebbe stato contaminato più tardi con il teosinte.”

La prima volta che ho incontrato il Teosinte è stato al Museo Pigorini. Un Museo che tutti dovrebbero conoscere; un luogo dove mandare i giovanissimi, a scoprire le meraviglie della diversità e a documentarsi sul ruolo dell’alimentazione nello sviluppo dei popoli.

Ho anche immaginato una creatura – Teo, il Teosinte divenuto bimbo – che dialoga, a scuola, con scolari e studenti – parlando di cibi e di prodotti, ma anche di problemi alimentari e di acqua –  Perché già allora (2002), cambiamento climatico e problemi connessi richiedevano attenzione grandissima e urgente, da parte della politica e delle amministrazioni.

Ero stata colpita dalla lungimiranza della Provincia di Grosseto – soprattutto dall’assessore all’agricoltura (Alessandro Pacciani, docente a Firenze) – che sposava con entusiasmo un prodotto editoriale nuovo e spingeva per farlo adottare nelle proprie scuole. Ma è bastato poco tempo a far passare in secondo piano un’idea (che mi è stata regolarmente pagata!) forse non abbastanza elettorale.

Il Teosinte – il grano basico di cui si conoscono tracce plurimillenarie – non ha prodotto germogli, in terra di Maremma e insieme a lui – terminata quest’ondata di siccità – chissà quante idee e quanti spunti saranno rimasti nei cassetti delle pubbliche amministrazioni del nostro paese, sempre più occupate a vendere sulla stampa l’indispensabilità del proprio ruolo.

Così Teo è finito nella mia rubrica – un po’ supponente –  “Margaritas ante Porcos“.

 

 

5 pensieri su “Il Nostro Amico Teo

  1. Un diario bello e pronto, con tutti i contenuti, i testi e i disegni già fatti (e pagati), per tutto l’anno – scolastico e non – : un bel mucchietto di soldi che non dovrebbero andare sprecati.

    • Grazie Silvana,per le cose su cui ci fai riflettere e che ci metti “sotto il naso”…A questo bel Diario davvero nessuno è interessato?…Nessuna istituzione, associazione o Preside scolastico? o biblioteca che possa promuoverlo?…un saluto

      • E’ riemerso dalle pile di carta che mi affliggono, proprio il giorno in cui Giovanni Sartori (il 15-8) pubblicava sul Corsera un editoriale su un “tema più serio della politica”, come l’ha definito lui, cioè l’acqua…
        Era lì da qualche anno, e mi sono imbestialita, pensando che mi hanno pagato regolarmente, ci hanno organizzato una conferenza stampa, ma poi non hanno dato seguito a quello che a me pare – tutt’ora – un progetto semplice, senza pretese, ma adatto a svolgere un suo piccolo ruolo di risveglio di interessi e coscienze. Soldi pubblici usati male, ma il diario non ha scadenze e non è invecchiato, lui.

        • …e non puoi “riproporlo” (..come i peperoni!…) a chi l’ha voluto,facendoli riflettere della mancata esecuzione del progetto?…un saluto

          • Vorrebbe dire “intrufolarsi in menate politiche” e non ne ho alcuna voglia…
            Sarebbe bello che lo facessero loro sponte.

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