La vera storia di Fratel Coniglietto

Che il mondo fosse pieno di esseri disumani già lo sapevamo. Che quegli esseri lì – davvero immondi – abbandonassero gli animali, lo sapevamo pure. Che ogni tanto agli animali abbandonati succeda di trovare qualche essere che invece si merita l’aggettivo “umano”, può capitare; ma al nostro eroe – Fratel Coniglietto – è capitata un’avventura singolare e sublime. Buttato (si presume) fuori dall’auto da un bastardo che aveva fretta di raggiungere il mare (magari con i figli, a cui era stato regalato il suddetto coniglietto bianco da compagnia), si è trovato nei pressi di una bella vigna di sangiovese, in un sobborgo di Montalcino. Accanto alla vigna abita un uomo che ci lavora e che possiede una bella coniglia – grande, robusta e materna – che ha subito adottato Fratel Coniglietto. (Pare che l’adozione non fosse così disinteressata; pare che ci fossero di mezzo mire sessuali: le coniglie, si sa, sono note erotomani, ma chissenefrega, l’ha adottato e, vi assicuro, lo difende dagli intrusi, ben consapevole di essere più forte di lui, più grossa e abbastanza aggressiva.). Lui, Fratel Coniglietto, è stato adottato anche dal padrone della coniglia e gode delle simpatie del proprietario della vigna; inoltre ha anche conosciuto una lepre con cui ha acquisito una certa familiarità.

Insomma, tra le tante storie di campagna, questa non prevede ‘cattivi’ e lascia intendere che tra tanti ‘capitani coraggiosi’ a volte può di più un cuor di coniglia ….

10 pensieri su “La vera storia di Fratel Coniglietto

  1. ..Grazie per il bel resoconto delle disavventure a lieto fine del bel coniglietto,e della sua “interessata” protettrice…Certi gesti malvagi ,talvolta,hanno risvolti imprevedibili e felici….Belle anche le foto Un saluto

  2. No perché non sta sempre nelle vigne e perché l’uomo che alleva ‘lei’ è attento al benessere di entrambi… piuttosto penso alle troppe persone alla ricerca di cibo gratis. Non tutte in situazioni di cosiddetto bisogno: le più pericolose (non solo per fratel coniglietto) sono quelle che pensano che ‘dove trovi arraffi’ e mi accorgo che ce n’è molte in giro…

  3. Coming out.
    Mangio ancora carne (per ora)! E proprio da – invero sporadica – mangiatrice di carne, penso che gli animali che si donano a noi, provvedendo al nostro fabbisogno proteico (che non reperiamo altrove) si meritano (non uso il congiuntivo dubitativo volutamente) almeno una vita “felice”. Penso anche che si meritano di morire dopo aver vissuto un ciclo di vita pieno, e non durante un’infanzia.
    Perciò NON mangio mai animali givani: no capretto, no agnello, no vitello, per esempio.
    E so già che alcuni dei miei lettori dissentiranno; qualcuno addirittura potrebbe leggere in questo mio pensiero un certo “nazismo” (“e chi sei, tu, per decidere quando devono morire, Dio?”, qualcuno potrebbe domandarmi). Tuttavia penso che se tutti mangiassimo meno carne, se mangiassimo meno, se… il mondo sarebbe migliore.

  4. Certo, ad esempio il fegato d’oca grasso è una barbarie e se fosse meno buono non farei alcuna fatica a rinunciarci. Purtroppo è assolutamente ottimo, come gli stupendi piccolissimi avanotti di pesce e tante altre cose deliziose che la mia coscienza mi direbbe di non mangiare. Su terra e gente sono assolutamente ligio ai suoi detati, ma la gola…..

    • Il fegato d’oca è squisito; tuttavia lo evito, ormai. E mi sa che sono su “una brutta china”, perché il consumo di carne incomincia a turbarmi. Sghignazzate pure e datemi dell’ipocrita. A volte i libri sono pericolosi; un paio d’anni fa ho letto “se nulla importa, perché mangiamo carne?” di Foer (che è diventato vegetariano, visitando mattatoi, o almeno credo).
      Sì, lo so che ho scarpe di cuoio e non solo espadrillas di cotone e corda, so pure che nei miei comportamenti vi sono molte incongruenze, ma la domanda è: come sfuggire ai propri sentimenti?

      • ..si “sfugge” male, Silvana…Oggi sappiamo “cosa” è diventata l’industria alimentare e come/cosa “vivono”gli animali prima/durante la macellazione..Non si può non esserne turbati.Ho diversi amici vegetariani piuttosto convinti,..alcuni da tempi assai lontani… E capisco e condivido le loro ragioni…Ma ,pur mangiando poca carne,ancora non riesco a rinunciarvi completamente…Per un discorso affettivo…certe ricette mi ricordano la mia infanzia,e sapori che mi scaldano il cuore nel ricordo di chi non c’è piu’…E poi abitiamo in un territorio che ha saputo fare tesoro del cibo…E con poco si può davvero gustare piatti tipici della cucina povera toscana …e allietare questi giorni già tanto amari.Mangiare meno e meglio ,e per necessità,nel rispetto di tutto,territorio compreso.E aiutare chi non ha niente.Come facevano i nostri nonni…pur nella miseria.

        • …quando rientro a casa,la sera,spesso mentre salgo le scale del palazzo dove abito,e dove abitava mia nonna,sento i profumi del cibo cucinato dagli altri condomini…E talvolta mi viene un grande struggimento e gioia perchè mi sembra di ritrovare certi odori particolari di pietanze che anche lei cucinava e mi sembra di tornare indietro nel tempo,…E sono paga anche solo del profumo che sento…Forse scioccamente…

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