Parco Archeologico

Andate mai a teatro? Allora avete presente la parte del leone che hanno le luci nello scuotere il nostro immaginario, nel farci solo intuire o invece spiattellare drammi, storie, situazioni angosciose o pura gioia. Così può succedere a chi coltiva l’alba come un momento di rivelazioni, di apparizioni, di magia, proprio come a teatro.
La luce insolve e crea – anche quello che non c’è – ti mostra e ti nasconde, ti lascia intuire il futuro, magari ponendolo ‘in buona luce’. L’alba è un racconto che si ripete ogni giorno, ogni giorno in modo disuguale rispetto a quello che l’ha preceduto.
Mai lo stesso colore, mai lo stesso indugiare; mentre le giornate cambiano, cambia anche il tempo meteorologico, scorrono le stagioni, le piante e la terra procedono con il loro ritmo e tutti e tre questi fattori producono – insieme – ogni giorno uno scenario diverso, su cui si rappresenta una nuova commedia, o un dramma, o una tragedia, o magari una pochade.
Avant’ieri la luce ha sfiorato alcuni resti; i resti di un’opera incompiuta tuttavia capace di incidere nel contesto, e di raccontare una storia. Una testimonianza di ciò che riesce (anche) a fare la politica, quando si dimentica di sè stessa. Una testimonianza per i posteri, un documento che diverrà archeologico e racconterà, a chi non c’è ancora, ciò che noi non siamo stati: intelligenti e lungimiranti. Per tacer del resto.

4 pensieri su “Parco Archeologico

  1. Al posto di questi resti c’era un’oliveta – probabilmente poco produttiva -; era una visione affascinante a cui tuttavia si poteva rinunciare, se al suo posto fosse sorto qualcosa di pensato e di compiuto; qualcosa che fosse, almeno, utile a qualcuno.

    • Quello sullo sfondo è l’Amiata, e questo – l’Italia – è un paese che non vuol bene a sé stesso.
      Inutile spiegare che non mi permetterei mai di ‘fare la morale’, ma penso proprio alla perdita di vista degli interessi più terra terra.
      C’era un angoletto incantevole, ora – da almeno otto anni! – c’è quella roba lì. Possibile che non si possa pensare di rimediarla?

  2. Pier Paolo Pasolini
    Alla mia nazione

    Non popolo arabo, non popolo balcanico,
    non popolo antico ma nazione vivente,
    ma nazione europea: e cosa sei?
    Terra di infanti, affamati, corrotti,
    governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
    avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
    funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
    una caserma, un seminario,
    una spiaggia libera, un casino!
    Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
    pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
    tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
    Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
    proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
    E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
    che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
    Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.

Rispondi a Andrea Pagliantini Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *