Oggi compleanno di Charles Dickens (riso, pianto, emozioni), di cui tutti dovrebbero leggere tutti i libri, ma il pensiero che mi assilla è che la stagione che stiamo vivendo contiene tutti gli elementi di una narrazione dickensiana.
Penso al freddo, alle ristrettezze economiche di così tanta gente, alla neve (cos’altro fa più Dickens della neve?), alla gente che perde il posto di lavoro: una specie di nemesi, dopo una lunga stagione di scialo occidentale…
Ma la neve può assumere anche forme più affascinanti e meno tristi, quando ci ripropone le vigne di questo vino famoso, che per l’occasione diventa bianco come un Natale d’antan.
Caspiterina, ma a che distanza sono fra loro le viti della prima foto???
Pare la distanza del cipollino!!!
Non lo so, io fotografo o disegno o scrivo, per il resto – inteso come procedure dell’agricoltura e dintorni – sono ignorante!
…brava Biasutti, c’è dentro tutto, dalla dimensione dickensiana che viviamo… alle tracce di bellezza che è salutare cogliere, sempre…
Grazie per l’apprezzamento…
Proprio oggi sul Messaggero c’è la “solita” intervista a Serge Latouche, profeta della ‘decrescita felice’. Io non sono una sua fan, un po’ perché trovo la sua visione troppo smaccatamente consolatoria (per intenderci: penso che dopotutto la molla dell’uomo sia quella di stare meglio ed è tutt’ora molto attiva, con tutte le sue ovvie storture e patologie); ma soprattutto perché l’ho incontrato e parlandogli (era inverno) mi è capitato di sfiorare il suo cappotto e di capire (di fibre un po’ mi intendo) che valeva almeno una decina di mila euro – pura vicuna -. Ciò mi ha lasciata un po’ perplessa, ovviamente.
Comunque Latouche, nell’intervista di cui sopra, ci ripropone l’idea di mitigare la nostra visione puramente economica della vita, imparando l'”otium”, inteso come spazio per il pensiero, l’amicizia, la creatività; insomma di recuperare l’umano che c’è in noi, togliendo spazio all’economia del denaro, della speculazione finanziaria, eccetera.
Mi pare un pensiero bello, che può allentare un po’ (non più di tanto) le tensioni che stanno costruendo sul nostro groppone, per convincerci a pedalare conto terzi.
POESIA
Alessandro Cicognani è il direttore del dipartimento di pediatria del Sant’ Orsola. Questa poesia è stata scritta da una adolescente malata terminale di cancro. Vuole vedere quante persone la leggeranno. La poesia dice abbastanza. Per favore falla girare. Ve la giro così come me l’hanno inviata…. E’ stata spedita da un medico.
DANZA LENTA
Hai mai guardato i bambini in un girotondo ?
O ascoltato il rumore della pioggia
quando cade a terra?
O seguito mai lo svolazzare
irregolare di una farfalla ?
O osservato il sole allo
svanire della notte?
Faresti meglio a rallentare.
Non danzare così veloce.
Il tempo è breve.
La musica non durerà.
Percorri ogni giorno in volo ?
Quando dici “Come stai?”
ascolti la risposta?
Quando la giornata è finita
ti stendi sul tuo letto
con centinaia di questioni successive
che ti passano per la testa ?
Faresti meglio a rallentare.
Non danzare così veloce
Il tempo è breve.
La musica non durerà.
Hai mai detto a tuo figlio,
“lo faremo domani?”
senza notare nella fretta,
il suo dispiacere ?
Mai perso il contatto,
con una buona amicizia
che poi finita perché
tu non avevi mai avuto tempo
di chiamare e dire “Ciao” ?
Faresti meglio a rallentare.
Non danzare così veloce
Il tempo è breve.
La musica non durerà.
Quando corri cosi veloce
per giungere da qualche parte
ti perdi la metà del piacere di andarci.
Quando ti preoccupi e corri tutto
il giorno, come un regalo mai aperto . . .
gettato via.
La vita non è una corsa.
Prendila piano.
Ascolta la musica.
Inoltra questa email. Le e‐mails vengono conteggiate.
VI PREGO SPEDITE QUESTA E‐MAIL A TUTTI QUELLI CHE CONOSCETE e magari anche a quelli
che non conoscete. E’ la richiesta di una ragazzina speciale che presto lascerà questo mondo a
causa del cancro.
A questa ragazzina rimangono pochi mesi di vita e come ultimo desiderio ha voluto mandareuna lettera per dire a tutti di vivere la propria vita pienamente, dal momento che lei non potrà farlo.
Non ti si chiedono soldi ma solo un po del tuo tempo.
Prof. Alessandro Cicognani
Direttore Unità operativa di Pediatria,
Università degli Studi di Bologna,
Policlinico S.Orsola‐Malpighi,
Sì, l’ho ricevuta nella mia mail e andrebbe ri-twittata – se si può dire e fare così –
…cara Biasutti, ti so bloccata dalla neve esagerata di questi giorni…ma penso concorderai anche tu con queste parole sagge, del saggio Corona…già all’inizio degli anni 90, il fu- Avvocato disse: “la festa è finita”. Adesso lo è davvero.
Mauro Corona, “La fine del mondo storto”
“Un giorno il mondo si sveglia e scopre che sono finiti il petrolio, il carbone e l’energia elettrica. È pieno inverno, soffia un vento ghiacciato e i denti aguzzi del freddo mordono alle caviglie. Gli uomini si guardano l’un l’altro. E ora come faranno? La stagione gelida avanza e non ci sono termosifoni a scaldare, il cibo scarseggia, non c’è nemmeno più luce a illuminare le notti. Le città sono diventate un deserto silenzioso, senza traffico e senza gli schiamazzi e la musica dei locali. Rapidamente gli uomini capiscono che se vogliono arrivare alla fine di quell’inverno di fame e paura, devono guardare indietro, tornare alla sapienza dei nonni che ancora erano in grado di fare le cose con le mani e ascoltavano la natura per cogliere i suoi insegnamenti. Così, mentre un tempo duro e infame si abbatte sul mondo intero e i più deboli iniziano a cadere, quelli che resistono imparano ad accendere fuochi, cacciare gli animali, riconoscere le erbe che nutrono e quelle che guariscono. Resi uguali dalla difficoltà estrema, gli uomini si incammineranno verso la possibilità di un futuro più giusto e pacifico, che arriverà insieme alla tanto attesa primavera. Ma il destino del mondo è incerto, consegnato nelle mani incaute dell’uomo…”
Ma davvero Latouche girava con la vigognina? Povero caro, certo che dei figli dell’ipocritissimo Rousseau non se ne salva uno. Il capostipite blaterava di bontà e poi metteva i figli all’orfanotrofio per non avere giramenti di scatole, i seguaci brindano a champagne millesimato e predicano la Santa miseria redentrice. Viva Sai Baba e il reverendo Moon, sono truffatori anche loro ma almeno ci risparmiano il moralismo da due piotte al chilo.
Magari glielo avevano regalato? (Sì: è puro buonismo un po’ ciula, lo so.