Quanto vale un Cugino di Campagna

“Ciò che rimane della campagna” – titolava La Stampa giorni orsono – dandoci un numero: 12 milioni di ettari. Nessuno ignora che il consumo del suolo nel nostro paese è stato – credo soprattutto nel dopoguerra – totalmente dissennato. Ma quando da tre miliardi, la popolazione mondiale sale a sette, che cosa mi aspettavo? Forse che la gente andasse a dormire appollaiata sugli alberi e si muovesse da un continente all’altro dell’universo mondo percorrendo viottoli, in una campagna senza fine? Certo che no. Il fatto che la superficie utile all’agricoltura, nel nostro paese, sia scesa – nei centocinquant’anni in cui abbiamo fatto l’Italia – da 22 milioni di ettari agli attuali 12, può essere anche letto come un segno dell’evoluzione di un paese che era agricolo ed è divenuto una potenza industriale. Ma i 10 miliardi di fatturato annuo, che i succitati ettari producono – in questi tempi di vacche magre – sono anche un segno dell’importanza della campagna come luogo di lavoro; un luogo anche di rilancio della nostra cultura che riguardando (per una volta rovescio ciò che di solito si afferma) i nostri luoghi e i nostri prodotti agricoli può aiutarci a ritrovare un vettore di sviluppo meno datato della solita industria.
Potete anche pensare che ciò che scrivo sia inesorabilmente superato – come mi ha detto a chiare lettere un professorino inesperto, tempo fa – ma La Stampa in questo caso vi smentirebbe, perché ci spiega che, non solo l’agricoltura ma anche il paesaggio, che finalmente viene considerato come risorsa economica, sono soggetti ad alto valore aggiunto. E finalmente “valore aggiunto” – espressione da pubblicitari, ma usata a vanvera da economisti e professori universitari – qui vuol dire qualcosa, perché sta a significare quel quid in più, impalpabile, o se preferite immateriale, che ci fa stare meglio, che ci fa sentire ‘felici’ o anche solo ‘soddisfatti’ quando guardiamo un bel paesaggio o addentiamo un cibo che sa di quello che deve sapere.
Questo mio modestissimo blog è nato per dare valore alla campagna – spesso maltrattata e tuttora misconosciuta da molti, persino dalla UE – infatti riporta in testa una citazione dalla “Dichiarazione di Cork, per la priorità dell’ambiente rurale in Europa”. Un documento che non è mai stato esplicitamente implementato da programmi che lo facciano marciare. Un documento ignorato dalla maggior parte dei nostri amministratori pubblici. La campagna è una risorsa, un serbatoio di idee e di benessere. Andate on line a leggere la ‘dichiarazione’ appena citata e troverete una miniera inesplorata; e nel frattempo, ricordate che il cibo arriva dalla terra.

8 pensieri su “Quanto vale un Cugino di Campagna

  1. …la terra è fatta anche di boschi e conoscere cosa decidono i nostri amministratori aiuta a capire chi non votare la prossima volta (sperando però ne rimanga qualcuno in agenda). Qui di seguito il comunicato dell’ottima Monica Cerutti (SEL) su come la giunta regionale piemontese stia lavorando per i tagliaboschi ed i cacciatori e niente per il territorio e la fauna residua.

    “Oggi è stata approvata in commissione la modifica del regolamento forestale, che ha visto il nostro voto assolutamente contrario, purtroppo solo con il Movimento Cinque Stelle.
    Dopo la pausa di riflessione agostana, l’assessore ha riproposto le stesse modifiche che vanno in una direzione di deregolamentazione totale.
    Se era necessaria una sburocratizzazione, è assolutamente non condivisibile avere alzato il limite entro il quale si può procedere al taglio boschivo senza alcun controllo da 2000 a 5000 mq.
    Per l’autoconsumo si rimane al di sotto dei 2000 mq, al di sopra i tagli sono essenzialmente commerciali.
    Così quasi la totalità dei tagli avverrà senza alcun tipo di verifica tecnica. Si favorirà il lavoro nero e non si potrà disporre di dati statistici certi del nostro patrimonio forestale, oltre ad aumentare il rischio di incidenti.

    L’assessore ha riconosciuto che si potranno perdere dei dati, ma sappiamo che gli unici suoi consiglieri sono i boscaioli, così come per la caccia i cacciatori. Non a caso non sono stati coinvolti nell’elaborazione delle modifiche gli Enti Parco, l’Ordine dei Dottori Agronomi e le Associazioni Ambientaliste.

    L’ONU ha dichiarato il 2011 Anno Internazionale delle Foreste.
    Con queste modifiche regolamentari, il Piemonte invece si distingue con la maglia nera per la tutela ambientale, mettendo a rischio il futuro delle foreste.

    • Virgolette o no si capisce bene che la sensibilità verso il nostro patrimonio è sempre al primo posto nella mente dei nostri amministratori pubblici, i quali si distinguono invece come ottimi manager degli affari loro privatissimi.

  2. …ma non dobbiamo esser pessimisti sulle sorti della campagna, suvvia. Nuovi vignaioli crescono, talvolta rubati alla navigazione in comodi 20 metri ed a ruoli strategici che ci riempiono il cuore di speranza per il nostro futuro. Meglio di me descrive l’approdo fra le vigne della campagna umbra del genietto della nostra politica, il nuovo Machiavelli, il sempre sapido Beppe Grillo, dal cui blog qui di seguito riporto questo pezzo:

    “Massimo D’Alema che mette in vendita
    Ikarus II è il segnale economico più
    preoccupante degli ultimi mesi. Più del
    default americano, dello spread tra Btp
    italiani e Bund tedeschi e del crollo della
    Borsa. Si dice che a costringerlo sia
    stata la moglie Linda Giuva (stimata
    anche da Licio Gelli che volle stringerle
    la mano): “O la barca o la vigna”. Il
    liquidatore di Telecom italia venduta a
    debito ha dovuto scegliere la tenuta La
    Madeleine di 15 ettari per la produzione
    di vino pregiato. Cantava Enzo
    Jannacci: “Ho visto un fiore rosso
    chinarsi dentro a un fosso. Per un
    bicchier di vino il mio destino non
    cambierà”. Altri tempi, stesse facce.”

    • Il Compagno Vignaiolo Max D’Alema (scusa Cocchetti, ma tu non c’entri) è l’uomo più inquietante di questo momento inquietante. Ora m’inquieta assai il nome proustiano della tenuta …

  3. …e per farti capire quanto inquieta mi senta in questo tardo pomeriggio di settembre, con le nuove notizie che spaziano dai default sempre più vicini, all’incidente nella centrale nucleare francese a 250 Km da Ventimiglia, all’uragano in corso fra la Scozia e le Ebridi, concludo citando il grande filosofo esistenzialista:

    “Nella vita l’unica cosa certa è la morte, cioè l’unica cosa di cui non si può sapere nulla con certezza. ”
    (Sören Kierkegaard)

  4. L’incidente è in un sito di stoccaggio di scorie radioattive: non che ciò trasformi la notizia in un biscottino, però dovrebbe essere meno (un po’) grave.

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