Compiere quarant’anni a Milano

Curioso che mentre un figlio ti compie quarant’anni, ti venga in mente il Franco Biondi Santi. Certo per via del vino – penserete – e io invece ce l’ho in mente per la gentilezza. Lo conosco, ma non nel suo stretto privato, conosco però il suo vino e come il vino sa parlare di lui. Penso che fare un vino che invecchiando cresca e dia gioia, sia un po’ come crescere un figlio – dal punto di vista simbolico, è ovvio! -. Così, pensando a Gianmaria che oggi compie quarant’anni – in tempo di vendemmia – ho pensato che scegliere una grande bottiglia, quando ti nasce un figlio, è un bel modo per rammentargli che bisogna invecchiare bene. E per ricordare a sé stessi che bisogna fare in modo che ciò accada, e anche al vino! Auguri Gianmaria, nel mare della vita.

Meditazione e Ri-Sentimento

“Rompiballeee!”, mi ha strillato avant’ieri, irrompendo al telefono uno che stimo molto per la sua brillante intelligenza, ma anche per la sua apertura(?) mentale. E se me lo ha gridato lui – pur sostenendo che il grido era amicale – vuol dire che è vero. Lui alludeva alla mia pretesa di esprimere un parere sulla vicenda di cambio di disciplinare in onda in questi giorni – anzi proprio oggi – qui a Montalcino. Ma anche se – molti lo sanno – ho una precisa opinione in merito, penso tuttavia che la sua considerazione era (fosse) sbagliata.
Sbagliata perché non ho mai “preteso” altro se non esprimere un’opinione. Qualcosa che – non solo a mio parere – dovremmo tutti allenarci a fare, non per dare fastidio, ma per “disturbare il manovratore”, attività preziosa per la qualità della vita e della stima di sé stessi (senza la quale esistere è infinitamente meno piacevole). Per questo cerco di seguire (da apprendista ) le regole della meditazione, perché essa aiuta ad accrescere la consapevolezza, aumenta l’attenzione, rafforza le abilità cognitive e allena la capacità di tenere a mente le informazioni necessarie a capire e a ragionare . La meditazione rende più forti – sostiene lo psicologo Fadel Zeidan sul Journal of Neuroscience – e più ricchi. Di futuro.

Erano le otto del mattino, un venerdì

“Un venerdì di merda”, gli ho sibilato al telefono, presa alla sprovvista dal suo annuncio, alle otto del mattino del due agosto, e mi è venuto il magone, anche se Piero mi ha fatto inferocire più volte. Segnatamente, ogni qual volta si è esibito nella sua specialità – il “va avanti tu che mi scappa da ridere” che è stato il leitmotiv di questi ultimi anni –; poi però il suo vino è stato capace di parlarmi delle qualità dell’uomo e rivelare a tutti i suoi pensieri: quelli che l’hanno portato a legarsi a Montalcino con la passione che gli viene dalla Maremma dove è nato. A Montalcino ha costruito Poggio di Sotto con determinazione e con il forte pragmatismo cresciuto in lui durante una vita di lavoro nel vero nord, in quei paesi dove per la Maremma è naturale provare nostalgia, ma intanto si sta lì.
Con i suoi, quasi quotidiani, impietosi commenti alle vicende nostrane mi ha incrinato la visione troppo idilliaca (secondo lui) che ho di questi luoghi. Il suo “me ne vado” viene da lontano, dalla distanza culturale, tra lui maremmano con idee svedesi, e il contesto, appassionante ma poco pragmatico –.
Il vino nasce nella vigna – mi dicono – ma, io m’immagino, anche dall’occhio del padrone, quello che non ingrassa solo il cavallo, ma anche la lepre che abita nella sua vigna..

Biondi, Santi, Belli e Sagaci

Nessuna voglia di tradire l’amicizia e le confidenze di un uomo che in ogni caso – mi ha sottolineato amabilmente – non ha nessuna difficoltà (né reticenza, mi pare) ad affermare e ribadire le proprie idee. Ma, in questi giorni di vendemmie difficili e di proposte per molti improponibili (per tutti quelli che, volente o nolente, ho sentito e ascoltato), la tentazione di raccontare la mia visita a Franco Biondi Santi ha il sopravvento.
Dirò innanzi tutto che è stato un incontro ‘refreshing’, e con la calura ancora aleggiante tra queste colline non mi è parso vero. Perché a Montalcino tutto (o quasi) è splendido, ma FBS è in grado di lasciar filtrare una lezione di eleganza a chicchessia. ‘Lasciar filtrare’, perché di imporre non se ne parla: sembra di essere al nadir dei soliti noti che si ‘palleggiano’ in pubblico e che pensano solo ai danée.
Nemmeno da parte mia è poi così ‘elegante’ lasciarmi andare a paralleli tanto spericolati, ma si vive una sola volta e non posso accantonare facilmente il pensiero che quello che mi ha detto con semplicità disarmante il mio amico Franco, andrebbe ripetuto, con altrettanta nettezza agli uomini – e alle donne: tante, agguerrite, bellissime – che stanno preparando la vendemmia a Montalcino.
La ragione dell’incontro è stata ben altra, ma è Lui che ha voluto spiegarmi come stanno le cose – a me, troppo ingenua e cittadina per leggere fino in fondo i pensieri della furbissima gente di campagna – e con un sorriso negli occhi e un’idea di futuro ben precisa in mente, mi ha spiegato per bene come stanno le cose.