Vendemmia come uno slalom gigante, quest’anno. Nei filari ogni grappolo racconta una storia diversa. Ma, a parte il gusto (che non avrei) di fare il bastiancontrario, mai come ora sono apparse melense le pretese di dichiarare che tutto è bello, tutto è perfetto, in un settembre ancora così caldo che anche quelli che pensano solo alla spiaggia sono un po’ stufi.
Da qualche parte tutto potrebbe essere anche perfetto, ma l’impressione che avverto è quella di una vendemmia difficile e onerosa, in cui conteranno più che mai il coraggio e la consapevolezza di ciò che si sta facendo. E anche se queste cronache non hanno vocazione enoica, in questa bella campagna il vino domina, e la vendemmia vuole la sua parte.
Scambio due parole con un vignaiolo di quelli che raccomanderei ad occhi chiusi, che finora non si era troppo ‘sbottonato’, e quello che gli sento dire – “passo tutti i giorni nelle vigne, con un operaio solo: con lui butto giù tutti i grappoli che non mi piacciono, perché quando sarà il momento poi non si riesce a controllare il lavoro di ognuno e quando si vendemmia, nella squadra non tutti sono allo stesso livello, per non parlare della capacità di attenzione” – mi conferma quello che avevo già orecchiato qua e là: più lavoro, meno quantità. La qualità è ancora un altro discorso.
E quello che viene in mente, sentendo ogni tanto dire che tutto va bene, in modo quasi automatico, è che invece proprio le difficoltà, gli imprevisti, il tempo (e la temperatura) che si mettono di traverso, la fatica e l’idea che l’annata sia problematica, possono essere non solo raccontati, ma per tutta una serie di motivi e ragioni possono perfino dare l’opportunità di un racconto più coinvolgente. Senza il buio della notte che la precede, che emozione ti può dare un’alba?
…stranamente qui noi buona qualità ed ottima quantità…lavorando bene e tanto in cantina, in questa porzione di Piemonte e sul Dolcetto ottimi risultati…la nuttata è passata e l’alba sembra affacciarsi serena…
Non è strano: ci sono zone, versanti, regioni eccetera in cui le cose sono andate come di dovere, ma succede anche il contrario – non solo durante la vendemmia, ma soprattutto -; non ho mai capito due cose: la prima è il vezzo di fare previsioni iperpositive, ovvio (ogni anno pare esca lo stesso servizio sui giornali, manco fosse uno short tv); l’altra è dichiarare durante la vendemmia che le uve sono bellissime, anzi stupende (cosa che qualche volta, augurabilmente anche spesso, può essere o è.
Mentre invece non ho mai (non mi pare almeno) sentito qualche vignaiolo o produttore fare dichiarazioni meno di maniera e più articolate, in grado di ‘tirar dentro’ giornalisti e pubblico in una fase produttiva che è in realtà un azzardo, un momento in cui si gioca la partita finale. Dietro questa mancanza di capacità (di voglia, forse) di raccontarsi nel momento culmine dell’annata, ci leggo una specie di ‘normalizzazione’ burocratica.
Con questo post, in realtà, avrei voluto accendere una miccia sull’assenza di comunicazione (mica panna sul budino eh) in senso lato, proprio da parte di quelli che avrebbero tutto l’interesse a far uscire l’emozione (reale) della cosa, la fatica e l’ansia. Invece tutto questo non c’è, o se c’è è normalizzata, resa retorica. ci sarebbe molto da dire in proposito….
…Comunicazione?!? la si intende in Italia solo come numero di aventi-cellulari cara Silvana…
Parrebbe di sì: soprattutto mi pare che la maggioranza (degli utenti della comunicazione) si sia dimenticata del principio fondante: la verità (da cui il motto del sciur McCann)!
Ciao Silvana,
stimolato dal tuo post, ho voluto raccontare come va a Sanlorenzo qui http://www.vinix.com/myDocDetail.php?ID=5540 o qui http://www.facebook.com/notes/sanlorenzo/aspettando-la-pioggia-per-il-brunello-2011/210302825700608
Bene abbiamo riverificato la mia incapacità a dialogare con facebook; ho visto la lettera di Bibenda con il super premio al tuo Brunello Bramante e mi sono congratulata: ricevuto? Credo di no: sono una pasticciona.