Napalm e il Paesaggio

Del Napalm sentivo parlare ai tempi della guerra in Vietnam, da ragazzina; la sola parola mi evoca una natura devastata, defoliata, scarnificata. Vivendo in un paesaggio ricco – con innumerevoli e mutevoli tonalità di verdi –, rigoglioso e ben coltivato, in mezzo a tante vigne ben messe, a boschi densi e a una macchia mediterranea di cui si parla in tutto il mondo come fonte di fragranze benefiche, la parola “Napalm” di solito sta accucciata in un remoto angoletto del mio cervello, in disuso.
Mi è balzata fuori – e l’ho proprio detta, anzi gridata – mentre percorrevo la bella strada sinuosa che collega Sant’Angelo in Colle allo Scalo; un percorso che attraversa uliveti e vigne, tutto bordato da episodi di macchia (carpini, cisti, lentisco e mirto, ginestre, quercioli e ginepri), da piante arbustive di varia grandezza, a tratti più o meno folte, con un’irregolarità armoniosa, con belle fioriture stagionali, che arricchisce il paesaggio e ne valorizza le colture. Perciò dapprima ho pensato al solito cretino che ha buttato un mozzicone di sigaretta incurante delle conseguenze, per ricredermi quasi subito, perché per alcuni chilometri si vedono i segni devastanti di quello che (immagino) era nato come un “intervento di manutenzione” dei bordi della strada.
Per chilometri, lunghi tratti di un rosso tanto innaturale quanto violento, con rami malamente spezzati che paiono rantolare e tutta l’erba annientata dallo spargimento di un defoliante avanzato in qualche guerra, palesemente velenoso, trasformano il bordo della strada in un cimitero della natura (e del paesaggio), proprio nei giorni in cui – nonostante le flessioni indicate dalle statistiche delle presenze – essa è più frequentata da visitatori e turisti, che girano per ogni dove, alla scoperta del sublime (e famoso) paesaggio toscano.

8 pensieri su “Napalm e il Paesaggio

  1. E’ la tipica cura del territorio che gli italiani riservano al bene più grande che hanno ereditato senza alcun merito e stanno distruggendo quotidianamente, da nord a sud. In Piemonte ieri la giunta regionale ha votato una legge che permetterà di cacciare nelle aree protette e nei parchi. Trattasi di giunta leghista, amica dei cacciatori non potendo essere più amica di chi vorrebbe rendere Roma meno ladrona. Ma la giunta precedente della Bresso, nemica della Val Susa NO-Tav che l’ha fottuta alle urne, ha approvato una legge per il disboscamento che consente alle autorità di disboscare anche in aree private. Non ci meritiamo la bellezza ereditata e spero ci estingueremo presto affinchè essa si salvi.

  2. Estinguerci? Esageruma nen. Però hai ragione: c’è un abisso tra il pensiero medio degli abitanti di questo paese e il suo capitale paesaggistico che, per primi gli amministratori, quasi per nulla riconosciuto.

    • ..non è un auspicio mio quello dell’estinzione, ma di un ambientalista inglese in vista dei 10 miliardi di umani che ci aspettiamo prossimamente…ma replico anche con un commento di un produttore agricolo, qui di seguito:

      “Stanotte non riesco a prendere sonno. Qualcuno qua deve dividere la mia incazzatura. E’ arrivato un supermercato in un posto dove ci sono allevatori, apicultori e contadini. Il Comune ne è stato contento. Un supermercato! Siamo avanti! Incassi gli oneri di urbanizzazione e te ne fotti dei produttori locali. I beni alimentari arrivano trasportati in Tir da chissàdove, arrivano ogni giorno. Portano frutta, verdura, carne, miele, latte. Tutta roba che qui produciamo da sempre. Così chiudiamo. E il tessuto sociale di secoli è devastato. Trasformare un allevatore in un commesso (o in un disoccupato…) è una bestemmia. Ricreare le capacità di chi vive della terra non è semplice, forse impossibile. Ci guadagnano i grandi supermercati, in particolare quelli francesi, ma anche gli italiani fanno la loro parte. Oggi sono furioso. Produco latte e formaggi e sono andato in Comune. Ho due figli che vanno alle scuole elementari. Ho chiesto perché il cibo per la mensa dei bambini non viene comprato da chi lo produce nel territorio, da me o da altri, invece che dal supermercato. Mi hanno liquidato come se fossi un fesso. Ma io non sono un fesso, sono loro che verranno cacciati a calci nel culo. Scusate lo sfogo.” Giovanni, un allevatore

      • Tutta la mia solidarietà (e quella di un numero crescente di persone) a Giovanni.
        Credo che la notizia che ci dà sia un’efficace testimonianza dello “spessore” di troppi amministratori e penso anche che di questo passo – smantellando le realtà locali per favorire i grandi gruppi – non si vada lontano.
        ps: chiedo scusa per il precedente commento che mi è scappato di sintassi.

  3. Sono (non tutti) una massa di arroganti sprovveduti si segano consenso e socialità del luogo in cui vivono con scelte ora apparentemente remunerative e apprezzabili, poi e nemmeno tanto alla lunga controproducenti per il fatto che la gente del posto che vive del posto e non potrà più frequentare quel luogo.
    Per l’argomento del post, dopo un pò di rumore sollevato da blog e cittadinanaza qui dalle mie parti si è tornati all’antico, ovvero alla trinciatura meccanica dei bordi strada che, detto fra noi, oltre ad essere molto più pulito è anche molto più efficace e, scusate se è poco non lascia desolanti spettacoli abbruciacchiati magari a ridosso di olivete e vigne certificate biologiche…

    • E, non da ultimo, pulire i bordi delle strade con cura e senso estetico, oltre a mantenere il paesaggio (patrimonio delle comunità e della Toscana tutta), vuol dire posti di lavoro e cultura diffusa (un bene misconosciuto).

  4. La cura del territorio porterebbe tanti benefici in chiave ottica ed economica, ma finchè non si inizia a capire che bisogna abbassare cresta e pretese dopo anni troppo grassi e tornare normali e umani, qui c’è solo da farsi male e tenere presente di dover fare nuovi buchi alla cintura.

    • Forse lo si capirà, nei prossimi mesi, quando si potrà capire meglio che il nostro paese (ma anche l’Italia in generale) avrebbero patito molto meno se avessero avuto cura del loro patrimonio reale?

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